La nuova stretta governativa legata all’emergenza sanitaria, seppur motivata dalla priorità di garantire la salute rischia di mettere definitivamente al tappeto interi settori dell’economia italiana, innescando una crisi sociale pericolosa e senza precedenti nella storia repubblicana.
CNA chiede ristori reali commisurati alle perdite subite, immediati e destinati a tutte le imprese interessate dal provvedimento in aggiunta alla sospensione delle cartelle esattoriali, alla cancellazione dell’Imu, ai crediti d’imposta per affitti e bollette, alla cassa integrazione per i dipendenti.
Alle 400mila imprese della ristorazione, del cinema, del benessere, degli eventi, del commercio e del turismo, direttamente colpite dal Dpcm, va aggiunto oltre un milione di imprenditori e professionisti delle filiere, che hanno altrettanto diritto in tempi rapidi a ristori adeguati al danno.
La chiusura delle attività di spettacolo, cultura e tempo libero può avere pesanti ricadute sul sistema Italia peraltro a fronte di non accertate conseguenze dirette sulla diffusione del contagio. A tal fine sarebbe, ed è, stato sicuramente più efficace assicurare la distanza interpersonale sui trasporti pubblici, avvalendosi delle disponibilità che abbiamo più volte dichiarato dei mezzi delle imprese private del trasporto persone, compresi autonoleggio e taxi.
Più controlli mirati e meno interventi a pioggia avrebbero sortito risultati maggiormente efficaci sul fronte della prevenzione.
CNA chiede, infine, da subito la convocazione di un tavolo permanente di confronto operativo, con le Parti Sociali che hanno firmato i protocolli di sicurezza, per riprendere il proficuo confronto con il governo aperto a primavera.