“Il sistema dell’artigianato e delle piccole imprese è allo stremo. Ora è necessario ripartire con il massimo della sicurezza nei confronti dei datori di lavoro e dei lavoratori” afferma il direttore CNA Piemonte Nord Elio Medina, nel presentare i dati dell’ultima indagine sugli effetti del blocco per l’emergenza sanitaria, realizzata dall’Osservatorio Micro e Piccole Imprese di CNA Piemonte, promossa insieme al Community and Analysis del professor Daniele Marini.
“Gli artigiani e i piccoli imprenditori hanno dimostrato in queste settimane un grande senso di responsabilità – prosegue Medina – adeguandosi ai provvedimenti di contenimento emanati dal Governo e rispettando il protocollo sanitario nei casi in cui hanno potuto proseguire la loro attività perché legata alle filiere produttive di necessità. Adesso però non ce la fanno più a reggere la riduzione del fatturato e l’assenza del lavoro.”
“Alcuni settori sono chiusi fin dalle prime settimane di blocco, hanno azzerato i loro ricavi e non vedono l’ora di poter ripartire – commenta il presidente CNA Piemonte Nord Donato Telesca – servono però accesso al credito immediato e semplificato, sblocco dei cantieri, regolarità nei pagamenti da parte dei committenti e della Pubblica Amministrazione, per poter ricominciare a lavorare in serenità e recuperare, per quanto possibile, quanto perso in questi mesi di fermo obbligato a causa del COVID”.
I risultati dell’indagine CNA
L’indagine ha sondato, nei primi giorni di aprile, attraverso un questionario on line, un campione di 1.500 imprese aderenti all’Associazione su tutto il territorio della Regione Piemonte, di cui una buona parte con sede nelle province di Novara, Vercelli e VCO.
In questo campione sono sospese 3 imprese su 4, la maggior parte nel settore manifatturiero.
I conti sulle perdite sono valutati tra il 20 e il 60% del fatturato dal 53% degli intervistati, ma una minoranza dell’11% calcola un calo di oltre l’80%.
Per far fronte alla sospensione del lavoro dei dipendenti le imprese stanno facendo ricorso agli strumenti degli ammortizzatori sociali (40%) e alle ferie per i dipendenti (64,7%), mentre in rari casi hanno licenziato (8%). Le previsioni però non sono positive. Il 60% degli imprenditori prevede di ricorrere agli ammortizzatori e il 27,4% alla possibilità di licenziare, se non potranno riaprire a breve.
Sempre nel campo delle previsioni gli intervistati pensano che i primi segnali di ripresa si vedranno nel prossimo mese di giugno (20,4%), a settembre (22,1%), a gennaio 2021 (20,5%).
Dai dati emerge in ogni caso la volontà di una ripartenza rapida e progressiva, per poter garantire i livelli occupazionali, difficili da garantire se le riaperture dovessero tardare.
Sgravi fiscali (44,3%), necessità di liquidità (18,5%) e sblocco dei cantieri pubblici (15,5%) sono le prime esigenze evidenziate dagli artigiani e dai piccoli imprenditori, per poter ripartire.
Per quanto riguarda il reperimento delle risorse per tornare operativi, il 50% delle imprese intervistate chiederà prestiti bancari mentre la restante metà farà ricorso a risorse personali.
Un’attenzione particolare è rivolta ai pagamenti. Il 43% ritiene prioritario mantenere un corretto rapporto con i fornitori e quindi intende rispettare le scadenze per non generare ulteriori difficoltà e viceversa chiede lo stesso atteggiamento da parte dei committenti e dalla Pubblica Amministrazione.