La CNA critica il provvedimento che dal 1° gennaio 2018 ha esteso anche alle borse di plastica per alimenti sfusi la normativa sulla commercializzazione.
Per la CNA, se da un lato è necessario alzare il livello d’impegno per aumentare la consapevolezza dei cittadini sull’impatto che le borse di plastica hanno sull’ambiente, dall’altro, ritiene che non si può scaricare sempre i costi sui consumatori e sulle imprese della distribuzione. Più corretto sarebbe stata una revisione legislativa capace di introdurre comportamenti virtuosi già nella fase produttiva. Ci sono attualmente in circolazione milioni di bottiglie di plastica difficili da smaltire, a tutti i livelli, dalle acque alle bibite, senza che nessuno faccia o dica qualcosa e poi si cerca di intervenire sui micro sacchetti, è una contraddizione di sistema.
La nota dolente per i consumatori è infatti rappresentata dal fatto che tutti i sacchetti leggeri e ultraleggeri dovranno essere ceduti esclusivamente a pagamento, come avviene adesso per gli shopper monouso da spesa in vendita alle casse dei negozi e supermercati, mentre sarebbe stato più opportuno che fosse a discrezione dell’esercente. Si tratta così di un nuovo balzello che grava sui consumatori e complicherà la vita alle imprese del settore, che nello scontrino fiscale devono far riportare la cessione del biodegradabile e indicarlo separatamente nel registro corrispettivi.
Come CNA abbiamo criticato non solo il provvedimento ma come è stato approvato in Parlamento, praticamente dalla notte del 2 agosto alla mattina del 3 del 2017, senza discussione di merito e con la conversione in legge, nel cosiddetto D.L. 91/2017 “Decreto crescita mezzogiorno”, che non ha alcuna attinenza su disposizione riguardanti l’ambiente.
La CNA chiederà di far modificare il provvedimento già dalla prossima legislatura.
Ecco cosa cambia dal 1° gennaio 2018 riguardo la commercializzazione delle borse di plastica.
